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Prof. Emilio Biasini

Rappresentante dell'Associazione Ariodante Fabretti di Perugia e Primario e Direttore Emerito del Dipartimento “Emergenza e accettazione“ dell'Azienda Ospedaliera di Perugia.

TESTO DELLA RELAZIONE:

Un caloroso saluto a tutti.

Un grato saluto agli organizzatori per avermi dato la possibilità di partecipare in questa prestigiosa sede e di fronte ad un cosi numeroso e qualificato uditorio e a questo incontro sulla cremazione argomento sempre attuale ed interessante.

La possibilità di intervenire nei momenti più sacri, misteriosi e magici della vita (quali la nascita e la morte) può avere un impatto traumatizzante sul singolo soggetto chiamato a confrontarsi con problemi enormi che richiedono una riflessione etico-critica e soprattutto una corretta informazione.

Senza pretendere di essere esaustivo offro alcune riflessioni frutto di letture sull'argomento e di una esperienza personale accumulate in tanti anni di vita professionale nel Centro di Rianimazione de|I’Azienda Ospedaliera di Perugia ove affrontammo, fra i primi in Italia, il problema della donazione di organi che ha, come vedremo, molti punti di contatto oon la cremazione.

In primis é mio dovere e piaoere portarvi il saluto della Fondazione Ariodante Fabretti di Perugia, omonima di quello torinese dedita alla tanatologia e alla storia della cremazione.

Figura di grande rilievo Ariodante Fabretti fu, come molti di voi già sanno, letterato e patriota, senatore del Regno d’Italia nella XVI Legislatura, dai poliedrici interessi dall'archeologia che studiò con Giovan Battista Vermiglioli, alle lingue classiche, alla medicina materia nella quale si laureò presso l'Ateneo di Bologna.

Tra il 1846 e il 1849 fu docente presso I'Università di Perugia e diresse i Musei Civici e pubblicò la Biografia dei Capitani di Ventura dell' Umbria che é ancora oggi una pietra miliare nella storia moderna umbra.

Aderì prima alla Carboneria e in seguito fondò la Giovine Italia con il suo amico Giuseppe Mazzini che Io volle a Roma nella Costituente della Repubblica Romana nel 1849.

A seguito della caduta di quest’ultima dovette migrare prima a Firenze e poi a Torino ove rimase fino alla morte nella precarietà di saltuarie lezioni private e ove trovò molti esuli perugini come Orazio Antinori e Annibale Vecchi.

Nel 1860 fu nominato Professore di Archeologia dell'Università di Torino e dal 1871 al 1893 diresse il Museo Egizio di Torino con l’egittologo Francesco Rossi.

Nel 1876 diviene socio emerito de|l’Accademia di Firenze e nel 1883 fondò la Società per la cremazione di Torino mantenendone la presidenza fino al 1894.

ll Tempio Crematorio fu inaugurato a Torino il 17 Giugno 1888 con un discorso di Ariodante Fabretti, di Luigi Pagliani rappresentante del Consiglio dei Ministri e di Melchiorre Voli Sindaco della città.

Mori nella sua abitazione di Monteu da Po e seoondo le sue volonta venne cremato e le sue ceneri riportate a Perugia (la sua urna e ben visibile all'ingresso del nostro forno crematorio) ove venne accolto con degni onori e una memorabile celebrazione affidata al Rettore prof. Giuseppe Bellucci il quale si attiverà per intitolare una strada della città (proprio quella dell'Università) al Patriota scomparso.

ll suo patrimonio librario e manoscritti venne donato per sua esplicita volontà alla Biblioteca Augusta.

La sua avventura massonica comincio nel 1840 con I'iniziazione nella Loggia la Fermezza. Nel 1867 fu eletto nella Giunta del Grande Oriente d'Italia e nel 1873-1874 é nella loggia Dante Alighieri di Torino in cui ricoprirà la carica di Maestro Venerabile.

Nel 1875 e eletto membro del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e accettato e nel 1881 é tra i fondatori della loggia Francesco Guardabassi di Perugia.

Mi e particolarmente caro, in questa sede, salutare i suoi discendenti che vedo in sala, il signor Stelvio e la sig.ra Umbretta e che ringrazio per aver condiviso con noi questo evento.

La massoneria, cui aveva aderito anche Ariodante Fabretti, aveva radici antichissime a Perugia e le prime testimonianze risalgono alla fine del 1700. Questa presenza e stata determinante per la diffusione della cremazione in Umbria. Tra i membri della società per la cremazione dopo il 1885 si ritrovano vari cittadini illustri quasi tutti aderenti alla massoneria (mi piace ricordare Terzo Bellucci, Aldo e Vitaliano Calderini, Francesco Guardabassi, Ulisse Rocchi, Giuseppe e Vittorio Teixeira).

D'altra parte il GOI istituito nel 1861 delibero il 25 Maggio 1874 che i fratelli si sarebbero impegnati a promuovere presso i Municipi l’uso della cremazione.

Il concetto di cremazione dei corpi rompe tutti i più consolidati schemi mentali e culturali in una Italia appena uscita dalla guerra risorgimentale. Viene affermato il concetto di uguaglianza nella morte, propone una alternativa alla ritualità cattolica, propone la secolarizzazione dei cimiteri.

Ma anche la donazione di organi é stata sostenuta dalla massoneria tanto che in Svizzera, ove si registra, anche in questi ultimi tempi, una mancanza di donatori, il Grande Oriente della Svizzera organizza momenti di sensibilizzazione attraverso conferenze tenute da specialisti nelle città di Lugano, Zurigo e Ginevra.

Come ho detto in precedenza a mio parere, esistono molti punti di contatto fra la donazione di organi e la cremazione. Anzi, rappresentano lo stesso problema che é quella della destinazione del proprio cadavere. ll discorso sulla destinazione del proprio cadavere non e altro che il prolungamento dei diritti della persona in rapporto con il mondo sanitario. Persiste, infatti, dopo la morte, il diritto al rispetto del cadavere ed alla sua incommerciabilità; il diritto all'intangibilità ed il diritto del vivente a dettare disposizioni sulla destinazione del proprio cadavere.

ll punto fondamentale quindi é che rappresentano un diritto della persona che fa capo unicamente al soggetto: in altri termini ogni uomo ha il diritto all'autodeterminazione e cioè ha diritto alla liberta.

La liberta come viene definita nell’art.4 della “Dichiarazione dei diritti deIl'uomo e del cittadino” che la Francia affidò al Mondo nel 1789 or (...) consiste nel fare tutto ciò che non nuoce ad altri; l'esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limite solo quelli che assicurano ad altri membri della società il godimento degli stessi diritti. Questi limiti possono essere determinati solo dalla legge».

Inoltre |'art.6 della Costituzione redatta nel 1793 recita che a (...) la libertà ha per principio la natura, per regola la giustizia, per salvaguardia Ia legge».

Ciò premesso la scelta di donare gli organi post-mortem e la scelta di essere cremati non contrastano con i principi di natura, non nuoce un altro membro della società (anzi la donazione d’organi favorisce altri membri della società), rispetta la legge.

In conclusione la scelta della donazione d’organi e della sepoltura del proprio cadavere fa parte dei diritti individuali quali fonarsi o non formarsi una famiglia, scegliere il proprio domicilio, il diritto al lavoro, il diritto all'istruzione. Ma a mio modesto parere se esiste la liberta di scelta esiste anche la necessita di dichiarare tale scelta come dovere verso la propria famiglia che in caso di morte di un congiunto si trova in un momento tragico a dover decidere se opporsi o no al prelievo e a scegliere il tipo di sepoltura.

In conclusione ognuno di noi ha il diritto ma anche il dovere morale di fare una scelta.

Ma se é vero che c’e liberta di scelta e altrettanto vero che tale scelta può essere condizionata da diversi fattori: errata o mancata informazione, cultura, fattori religiosi, logistici, Legislativi, etc.

A tale proposito si può notare che in Giappone ove la religione di stato, lo shintoismo, richiede la cremazione dei defunti, la quasi totalità dei morti viene cremata.

In Alabama e Mississippi dove la Bibbia é un elemento pregnante della cultura le percentuali scendono al 17-18%.

In Italia nel 2010 la cremazione é stata praticata nel 13,1% dei casi, nel 2011 e salita al 14.3% e nel 2012 al 15.5%.

Anche in Italia il fattore religioso ha giocato un ruolo importante e il progressivo aumento é dovuto, a mio parere, oltre all'informazione, anche alla evoluzione della Chiesa che nel 1963 (Papa Paolo VI con il Concilio Vaticano II e ribadito nel Catechismo della Chiesa Cattolica) abolisce l’ostruzionismo secolare di avversione alla cremazione, purché non in dispregio del Dogma della Resurrezione.

Infatti verso la fine del XIX secolo la Chiesa perviene ad un atteggiamento di radicale condanna in quanto si presumeva che tale pratica fosse ispirata ad una presa di posizione contro la Chiesa e la fede.

Il fatto, poi, che la cremazione fosse sostenuta dalla massoneria, che agli occhi della Chiesa riassumeva tutti i pericoli per la fede, forniva la riprova dell’inaccettabilità della pratica.

Se in passato il fattore religioso ha giocato un ruolo determinante, a mio modesto parere, oggi gioca come cofattore in quanto sono altri fattori che vanno presi in considerazione. Non sempre, infatti, la religione e stata una guida indiscussa nel trattamento medico. A tale proposito giova ricordare che nel 1957 Papa Pio XII disse in un incontro con la rappresentanza di anestesisti che la somministrazione di antidolorifici non solo non era lecita ma addirittura doverosa. Nel 1971 inoltre il giurista Alfredo De Marsico scriveva che se per alleviare il dolore il medico non può che far ricorso a rimedi il cui uso prolungato implichi il diminuire delle resistenze vitali del paziente e quindi pericolo di morte, questo si verifica non in dipendenza dei farmaci prescritti ma dalla malattia.

Inoltre numerose istituzioni dal Consiglio d'Europa del 1976 ai codici di deontologia medica, riconoscono i diritti dei morenti a non soffrire inutilmente.

Purtroppo esiste in Italia l'oppio fobia per cui il dolore non sempre viene trattato in maniera adeguata, nonostante, fra gli altri, l’autorevole parere della Chiesa.

Da una recente indagine deII’ITAELD-FNOM risulta che solo il 23% dei pazienti (29% al Nord, 15% al Centro-Sud) ha ricevuto morfina o un suo derivato almeno una settimana prima del decesso.

Ciò dimostra, a mio modesto parere, che le credenze religiose, fattori legislativi, linee guida di diverse istituzioni, non hanno modicano il trattamento in vita e quindi difficilmente saranno in grado di modificare la scelta di disposizione del proprio corpo post-mortem.

Ruolo determinante forse può giocare la comunicazione e l’informazione dei cittadini, comunicazione che finora in Italia é pratica minore rispetto agli altri Paesi europei anche nei confronti dei pazienti e parenti come evidenziato dagli studi EURELD.

Si potrebbe cominciare con corsi universitari, specialistici, ECM, e corsi nelle scuole. Sicuramente convegni aperti alla cittadinanza sono di estrema utilità anche se é difficile far cambiare idea a persone di una certa età che già hanno maturato una scelta fondata fondamentalmente sulla tradizione. A tale proposito giova ricordare che “le persona sono assolutamente aperte nei confronti delle novità, la cosa più importante che le cose nuove siano identiche a quelle vecchie” (Charles F. Kettering).

Fatta questa premessa mi piace fare alcune considerazioni sulla morte. La morte e sempre stata un fenomeno oscuro e mal compreso. L'uomo si e sempre rifiutato di parlare della morte come se l'esperienza non lo riguardasse.

A tale proposito diceva Epicuro: “quando siamo noi non c'é la morte, quando c’é la morte non ci siamo noi”.

Comunque fino al basso Medioevo era considerata una fatalità: il moribondo era protagonista assoluto, dava disposizioni per la cerimonia provvedendo ad organizzarla. A partire dal XVI secolo la morte assunse grande importanza non per il malato ma per i familiari che dovevano vivere la morte con grande emozione. Dalla seconda meta del XIX secolo diventa un fenomeno da rimuovere per cui al morente viene nascosta la verità.

Oggi la morte e un tabù: deve passare prima possibile senza sconvolgere la famiglia e la società.

A questo punto e necessario rispondere a due domande: perché scegliere la donazione di organi? In questo caso si dona una cosa inutile, destinata alla sepoltura o cremazione, si da la possibilità ad altri soggetti di sopravvivere, perché ognuno di noi può trovarsi nelle condizione di donare ma anche di ricevere un organo. Non va dimenticato il precetto universale ed eterno: “Non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto ate e fai agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te”.

Perché scegliere la cremazione?

Ma di fronte al fenomeno fine, alla perdita, c’é una battaglia che puntualmente si combatte dentro di noi, tra il bisogno ancestrale di vedere - percepire il defunto nella sua "fisicità", data anche dalla tomba, e la razionalità che impone che una volta divenuto irreversibile, il processo della morte separa nettamente quello che eravamo da quello che siamo e saremo in termini biologici.

Mentre, cioè, ci assilla il desiderio di preservare il nostro corpo da ogni minima infermità durante la vita, con la morte questo nostro stesso corpo, a prescindere dalle nostre convinzioni religiose - filosofiche, é destinato al dissesto, alla decomposizione.

Noi non siamo il nostro corpo, questo Io sappiamo bene. Ecco che la pratica di accelerare il processo di decomposizione, mediante la cremazione, e - io credo - il modo più dignitoso per onorare quello stesso corpo. Ma é il modo più dignitoso per chi lo possedeva che non e più li e per chi rimane, che non dovrà un giorno accollarsi i disagi, per esempio, di una riesumazione.

Mi hanno molto colpito, in città come Torino, Firenze, Bologna o Siena, manifesti stradali delle locali Associazioni di cremazione, con i seguenti slogan: “La terra ai vivi”, “riflettere per decidere”, “una scelta consapevole".

Mi ha molto colpito che finalmente si possa far ragionare le persone a questi concetti anche in un Paese come il nostro, così restio al cambiamento di mentalità e fortemente attaccato alle singole tradizioni.

Chi sceglie la cremazione privilegia la semplicità e afferma l'eguaglianza di fronte alla morte. In questo senso la cremazione e una scelta di tolleranza e di pluralismo fatta da persone di provenienza culturale molto diversa.

Non solo. La cremazione l’unica pratica funebre in grado di fornire una valida risposta ai problemi di gestione cimiteriale urbanistica e, come già fatto notare, non sottrae alla terra ai vivi: non sottrae alla vita lo spazio della morte. E meglio costruire un giardino per i vivi che ampliare un cimitero. E giusto affidare al fuoco purificatore il proprio corpo e quello dei propri cari, sottraendoli all’ingiuria di un disfacimento lento e crudele. E bello poter pensare che le ceneri dei nostri cari costituiscono comunque ancora, in forma immutabile, una loro presenza fisica tra noi.

La scelta della cremazione si é tra l'altro progressivamente arrochita di una forte valenza simbolica rituale. Come già si accennava credenti e non credenti auspicano che al momento dell’ultimo addio, il distacco dei loro cari sia accompagnato da gesti e parole che lo rendano meno doloroso.

I nostri predecessori come noi oggi sognavano un Paese più: libero e più civile, dove la serenità della convivenza, della tolleranza reciproca fosse il preludio alla serenità della morte.

Ritornando alla storia, converremo tutti che é indubbio |'apporto dei liberi pensatori all'apertura mentale verso il nuovo movimento cremazionista nell'Italia di meta e fine Ottocento, Iberi pensatori che nella Massoneria vedevano la "strada principale", in un certo senso, di ciascun pensiero laico e progressista, é indubbio altresì che l'attuale incremento di persone che scelgono Liberamente e spontaneamente di farsi cremare é oggi una scelta che va ben oltre le persone e singole convinzioni religiose o ideologiche.

E per concludere, la cremazione é una scelta Ibera e razionale che risponde alla necessita di salvaguardare la dignità del defunto e il dolore dei parenti, e di tutelare esigenze igieniche ed ambientali della società contemporanea.

Grazie